Quante pesche mangiare per abbassare la glicemia? Ecco la risposta

Le pesche rientrano generalmente tra i frutti “buoni” anche per contrastare la glicemia alta e quindi limitare l’ingerenza del diabete, pur essendo generalmente percepite come zuccherine, hanno un compendio di qualità che permettono di consumarle, nelle giuste quantità anche in modo tranquillo da parte dei soggetti iperglicemici. L’importante però è capire la quantità, ossia quante pesche mangiare.

Generalmente i medici ed i nutrizionisti consigliano di fare ricorso ad un quantitativo di frutto anche giornalmente, selezionandolo tra alcune particolari tipologie e le pesche rientrano appieno nel fabbisogno, assieme ad altre che sono dotate di un compendio di nutrienti non troppo in grado di far aumentare la glicemia, come vedremo.

Pesche per la glicemia alta

La glicemia alta viene considerata una delle principali situazioni mediche croniche interpretate spesso come malattia, dal quale non esiste una vera e propria cura ma una condizione di controllo. Spesso l’iperglicemia, ossia l’incapacità di un organismo di controllare i valori glicemici viene identificata nel diabete ma può anche presentarsi “da sola” o come sintomo permanente o momentaneo di altri disturbi.

La frutta quindi non deve mancare perchè presenta zuccheri naturali che sono maggiormente utili e gestibili da parte del contesto dell’organismo ma anche elementi come molti sali minerali oltre a fibre, nelle pesche sono presenti in ottime quantità: queste garantiscono un contesto che aiuta la glicemia ed il sistema circolatorio a liberarsi dei livelli glicemici elevati.

Quante pesche?

Particolarmente utile è controllare l’indice glicemico di prodotti come anche la frutta, un valore che identifica la velocità e la capacità che ha un cibo specifico di impattare in modo evidente sulla nostra condizione glicemica. Naturalmente più è alto, più il prodotto è da tenere lontano dalle nostre abitudini (quantomeno va consumato in quantità minori).

  • La pesca si trova a circa 45 su 100 come IG quindi è “sicura”
  • A patto di non eccedere nelle quantità meglio restare intorno ai 90 grammi di pesche al giorno pari ad una pesca di medie dimensioni al dì

Si tratta di un quantitativo che è adatto ad offrire benefici anche per gli iperglicemici e portare una forma di normalizzazione anche per la presenza elevata di acqua (che migliora la capacità dell’organismo di ridurre la presenza di zuccheri nel sistema circolatorio), in questo senso le fibre insolubili (che sono presenti nelle pesche) assicurano una buona forma di impatto perchè riducono il senso di fame.

Quelle solubili invece contribuiscono a ridurre le difficoltà digestive e garantiscono un assorbimento corretto di proteine e grassi. Per questo le pesche come quasi tutta la frutta in senso generale non va per forza considerata come un elemento da “fine pasto”, anzi molti sono sicuri che il momento migliore può essere prima dei pasti principali o a colazione.

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