Vecchie macchine da cucito: ecco quanto possono valere

Le case dei nonni hanno sempre rappresentato per i bambini il rifugio più sicuro, arricchito da pezzi che oggi noi consideriamo di antiquariato, ma che quando eravamo piccoli era semplicemente casa. E chissà quanti pezzi di prestigio erano presenti e noi nemmeno lo sapevamo; quanti di questi saranno finiti al macero, mentre oggi avrebbero potuto valere una fortuna.

Tra tutti questi oggetti da collezione e con un valore collezionistico da paura, ci sono le macchine da cucire, quelle a pedale, incastonate all’interno di mobiletti di legno, con quel grande pedalone alla base su cui ci sedevamo, e girando la ruota di lato, dondolavamo emulando quasi un’altalena. Bei ricordi, di tempi andati! Eppure quei ricordi e quegli oggetti, alcuni dei quali conserviamo con profonda gelosia, diventano mezzi attraverso rendere onore a un tempo in cui ogni cosa in più era il frutto del sacrificio collettivo.

Le macchine da cucire: ecco perché hanno cambiato la storia

Un tempo, la moda, ovvero quel modo di vestire che oggi influenza stile ed opinioni, era davvero una specie di canone irreversibile, sul quale puntare, ma senza grandi trasformazioni, perché cosa c’era poi da trasformare, quando confezionare quegli abiti pomposi e spesso ingombranti richiedevano tanta stoffa e risorse economiche indefinibili?

Poi, parte della popolazione, quella che era meno abbiente, indossava stracci, e quindi quando si verificò la vera rivoluzione con l’invenzione delle macchine da cucire, sebbene queste fossero ancora rudimentali, i costi divennero sempre più sostenibili, si velocizzano i tempi e i lavori di cucitura e l’interesse verso l’evoluzione della moda che si evolva e si perfezionava crebbe a dismisura. Ben presto, con la possibilità di poter tenere anche in casa questi aggeggi pazzeschi, chiunque, le donne in primis, avrebbe potuto avere la possibilità di cucirsi i vestiti, migliorando la propria forma fisica, dando risalto alla propria identità e crescendo anche dal punto di vista sociale. Una rivoluzione con ampi margini di miglioramento.

Quali sono le macchine da cucire più antiche?

E se si guarda in prospettiva, facendo un piccolo salto indietro, si nota subito quanto sia stato alto il bisogno di rinnovarsi per migliorarsi e guardare avanti, tentando di anticipare i tempi e il bisogno di adeguarsi al cambiamento tecnologico e all’avanguardia. Insomma, le macchine da cucire sono state foriere di grandi messaggi di positività, e dopo i primi tentativi, ne seguirono altri, tutti ben costruiti e ben strutturati; ecco quali sono stati:

  • Singer, l’apripista: 1851 la prima
  • Pfaff: 1862
  • Bernina: 1897
  • Brother: 1908
  • Juki: 1938
  • Elna: 1940

Queste quelle che più tra tutte hanno avuto un impatto determinante, nell’arco di un tempo che risulta immediatamente davvero breve: poco meno di un secolo. Ci fu, quindi, una spinta in senso evolutivo di grande interesse, volto davvero a dare il proprio contributo sotto ogni prospettiva. E dopo le prime macchine da cucire, non mancarono tutte le evoluzioni a seguire.

In realtà, sebbene tante siano state poi le industrie che si sono occupate di realizzare le macchine da cucire, la Singer, la prima casa produttrice in assoluto, che ancora oggi risulta una delle maggiori case produttrici di macchine da cucire in tutto il mondo; per di più, quelle di una volta risultano ancora per la maggior parte attive e funzionanti.

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